Le mie amiche si sono schierate in due diversi
gruppi. C’è chi mi scrive, preoccupata, chiedendomi quando sarà il mio ritorno
in Italia e termina dicendo “perché mi sembra che ti stai trovando piuttosto
bene là” e chi, invece, mi incita a rimanere qui “perché sei giovane,
un’esperienza così non ti ricapiterà e avrai molte più opportunità là che in
Italia”. La più preoccupata è S., che teme fortemente il mio non ritorno e si
dice addirittura incuriosita di capire come io mi sia adattata in questo
marasma di gente. Non c’è una volta che tra i vari messaggi si scordi di
inviarmi “ma quando torni?”. La sento proprio spaventata e incredula che dal
piccolo paesino dal quale sono partita, sia riuscita a trovare la mia
dimensione in una metropoli della portata di Londra. Ma da lei me lo aspettavo
perché, premurosa come è, non poteva certo brindare dopo il mio annuncio di
aver prolungato la mia permanenza qui. Non dimentichiamoci che lei è la stessa
che ogni volta che andavo a Roma da Lui, voleva il messaggino al mio arrivo, un
semplice “tutto ok” che però mi evitava la sua telefonata preoccupata. Poi c’è
G. che invece mi scrive continuamente “sei una grandeeeeeee” e non smette di
ripetermelo, incitandomi a rimanere il più possibile perché “mica capita tutti
i giorni questa esperienza, poi quando ci saranno marito-lavoro-figlioli vedrai
non la farai più”. Figuriamoci se, matta come è, poteva dirmi il contrario. Ma,
il mio primo sostenitore è mio cugino, che mi sprona insistentemente a
godermela tutta ma non ha ancora capito che quando torno a casa la sera dal
lavoro sono disintegrata e che posso seguire il suo suggerimento solo nei
giorni di festa. Poi c’è mio fratello che, invece, è preoccupato perché ha
paura che mi stanchi troppo al lavoro e, prendendomi in giro, mi dice che se
avessi in mente anche di imparare lo Spagnolo potrei andare un quattro-cinque
mesi a Barcellona a farmi un altro po’ di culo per ristoranti vari. Inoltre c’è
anche chi mi invia la foto del panorama visto dal mio paese, come se mi volesse
ricordare ciò che, in realtà, non potrei mai scordare in qualunque posto del
mondo io fossi.
E io che di risposta invio una vista decisamente più
British.
Insomma quando sento i
miei amici passo il tempo a tranquillizzare chi teme il mio non ritorno e a
placare le incitazioni di chi mi vuole far rimanere a Londra. Tuttavia, sò
quali sono le mie intenzioni, questi mesi qui mi hanno portata ad avere un’idea
piuttosto chiara dei miei progetti futuri. Che non è detto che poi si
realizzeranno, ma almeno ci proverò. Per cui difficilmente verrò condizionata da
tutti questi pareri che, seppure utilissimi, sono inevitabilmente influenzati
da legami affettivi che non rendono oggettivo il consiglio.