giovedì 21 marzo 2013

Dal dito al braccio in un secondo.


Ultimamente i turni di lavoro sono più massacranti del solito e, considerando che normalmente erano intensi, questo significa che ora come ora sto in piedi per inerzia ormai. Questo è dovuto principalmente a due motivi: innanzitutto perché hanno licenziato un’altra ragazza (qui non ci pensano due volte eh), quindi quelli che erano i suoi turni vanno in qualche maniera ricoperti nell'attesa di una nuova assunta, secondo perché ormai lavoro lì da un po’ di tempo e quindi mi muovo abbastanza bene e in modo piuttosto indipendente, passo dalla cassa alla cucina alla sala con uno schiocco di dita;) per cui i capi si sentono tranquilli e mi assegnano più ore. Mi piace quando mi mettono in cucina a dedicarmi alla preparazione dei piatti, ho imparato un sacco di cosine che sicuramente copierò quando tornerò in Italia. Ho notato che rendersi disponibili accresce sicuramente la propria reputazione nell’ambito dell’ambiente lavorativo, in quanto è un modo per dimostrare di poter contare su di te, ma la disponibilità va dosata BENE. Perché altrimenti succede che i tuoi due giorni di festa settimanali per tre settimane di fila si ridurranno ad uno perché “abbiamo assolutamente bisogno di te” e che il tuo orario di lavoro si prolungherà sistematicamente ben oltre il previsto. Oppure succede che nel tuo unico giorno di festa, di mattina verrai chiamata mentre stai dormendo arenata nel letto di ritorno da una notte da leoni e, secondo loro, dovrai essere comunque scattante per andare a lavorare.



E no belli, no no non ci siamo proprio. Quindi disponibilità si, ma q.b. Perché, come si suol dire, se dai un dito c’è chi si prende il braccio.
La cosa positiva è che da quando ho iniziato a lavorare, l’inglese è decisamente migliorato, nettamente proprio. Ricordo che i primi tempi che ero qua ero impacciatissima, forse ve lo avevo già raccontato, non riuscivo a fare un discorso che fosse uno. Quando non capivo, guardavo sbalordita il mio interlocutore pronunciando un “èèèèèè???”, che testimoniava il mio non aver capito ma che per chi mi ascoltava era un’espressione del tutto estranea. Col tempo, ho imparato a pronunciare il più fine ed elegante “Sorry?”. Piano piano le mie conversazioni sono andate migliorando. Quelle a tu per tu però, perchè per qualche settimana quando al lavoro squillava il telefono io fuggivo a gambe levate, evitavo di farmi trovare nei pressi della cornetta perché proprio non ce la potevo fare, al telefono tutto è più difficile. Tuttavia, a mali estremi estremi rimedi. Un bel giorno, il mio capo sentendo squillare il telefono del ristorante mi ha ordinato di rispondere. Nei miei occhi il panico. Ma non avevo via d’uscita. Alzo la cornetta e…
“Hello Nando’s xxx Princi is speaking, how can i help you??”
Così è iniziata la mia prima telefonata “seria” in Inglese. A questa, ne sono seguite tante altre che mi hanno stupita non poco. Perché sono state una prova del fatto che il mio inglese ha fatto un salto di qualità incredibile. Certo, non lo parlo perfettamente, ma mi faccio capire e capisco. E sono soddisfazioni, seppure piccole. Per quella che è la mia esperienza relativamente all’Inglese, posso dire che la scuola, che ho fatto per un mese full time, mi ha aiutata sicuramente nella comprensione. Nel senso che sentire parlare in inglese tutto il giorno tutti i giorni per un mese intero è inevitabile che alla fine del corso l’orecchio sia migliorato. Però, ad essere sincera, il mio inglese “parlato” ha fatto il salto netto quando ho cominciato a lavorare. Perché ritrovarsi in un ambiente internazionale, dove le lingue madri sono molteplici e l’unica per comunicare è quella inglese all’inizio mette in difficoltà, ma è proprio lì che il salto sta per avvenire perché si è immersi al 100% nella situazione. Siamo i soli protagonisti del nostro imparare, non c’è una guida che ci aiuta, siamo noi stessi a dovercela cavare. A scuola, invece, siamo un po’ come spettatori, recepiamo tutto ma non siamo noi a condurre i giochi perché ci sono gli insegnanti che ci supportano e ci aiutano nel nostro percorso.  Credo che un primo periodo di scuola sia utile, ma non per molto tempo, perché solo quando si hanno le “mani in pasta” davvero si impara. Non c’è situazione migliore che lavorare per essere coinvolti totalmente.

17 commenti:

  1. Guarda sono in attesa ed a maggio nascerà la mia bambina, perché altrimenti ci metterei un attimo a prendere un volo per venirti a trovare e conoscere. Sei proprio in gamba!!!!

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    1. Io sono davvero ONORATA da quello che mi hai appena detto. Ti ringrazio infinitamente. Tuttavia, quando tornerò in Italia potremmo cercare l'occasione per conoscerci, mi farebbe un sacco piacere.

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  2. Concordo con la ragazza qui su... magari potessi venire... sono sicura che andremmo anche d'accordo ;-)

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Mi faresti molto piacere;) sarebbe davvero bello!

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  3. Quando e se deciderai di ritornare in Italia, avrai sicuramente più di una marcia in più!Comunque non sei la prima che mi dice che la scuola aiuta, ma fino a un certo punto... lavorando si esce dall'ambiente protetto e ci si mette in gioco davvero!

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    1. Spero di averla questa marcia in più anche se, ora come ora, vista la situazione in cui versa il nostro Paese, non sò quanto possa aiutarmi.

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  4. L'avevo capito che eri una tosta :) passa sull'altro mio blog lasonnachesono.blogspot.it c'è una sorpresa per te :)

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  5. Piacere di conoscerti...
    Lavorare all'estero, wow!
    Un sogno antico che non realizzerò mai, mi sa!

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    1. Piacere mio di averti qui. Lavorare all'estero è sicuramente una bella esperienza.

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  6. Accidenti e quindi lavori all'estero ora? Che bella esperienza, anche a me piacerebbe, se non fossi così legata ai miei amici e al mio ragazzo. Studio da Designer e il miglior modo di far carriera, mi hanno detto, è quello di andare per un periodo in qualche bel posto all'estero. Purtropo non so altre lingue al di fuori dell'inglese, e anche quest'ultimo non è che lo parlo proprio bene! Certamente penso che serva esercizio, e lavorare parlando in inglese è molto istruttivo.

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    1. Benvenuta sul mio blog. Anche io sono molto legata ai miei affetti, ma questo legame non può diventare un vincolo per certe esperienze. Esperienze di vita che arricchiscono la mia persona e il mio bagaglio culturale. Partire per un periodo non significa abbandonarli nè tantomeno dimenticarli. Credimi, è un'esperienza bellissima e se hai la possibilità di farla, non perdertela. Passerò sicuramente a trovarti. A presto

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  7. Eh si la scuola può servire come base, ma lì sul posto impari il triplo. Ti senti anche più sicura :D

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    1. Si impari molto molto di più e più velocemente, senz'altro.

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  8. Ciao! come ti capisco :( anche da me al lavoro se gli tendi un dito si prendono il braccio.. infatti con sta solfa sarà un mese che lavoro 6 giorni su 7 !!
    Comunque condivido con te, la scuola getta le basi, ma solo quando ti trovo a tu per tu, da sola, nelle situazioni, è li che si impara davvero e ci si rimbocca le maniche.
    In bocca al lupo per i tuoi sogni !!
    Ti seguo.:)
    se hai voglia di passare a trovarmi :
    http://blogpercomunicare.blogspot.it/

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    1. Crepi;) Grazie per essere passata di qui ed esserti unita ai miei followers. Passerò a trovarti. A presto.

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