giovedì 24 gennaio 2013

Una convivenza multietnica.


In casa siamo in sei persone e cinque nazionalità diverse. Io sono l’unica italiana. Volutamente. Cioè non volevo vivere con persone che parlassero la mia stessa lingua perché sennò sarei finita per parlare italiano e non inglese. Volevo sfruttare al massimo questo periodo a Londra per migliorare il più possibile la lingua. Ero consapevole che sarebbe stato molto più difficile, perchè con gli italiani il legame è immediato e la conversazione può arrivare ovunque. Io mi sarei ritrovata, invece, a capire poco o nulla e ad avere continuamente difficoltà ad esprimermi. Ma ritengo che è proprio in questo momento che si impara, quando si è costretti a comunicare. In più mi sarei fatta qualche nuova conoscenza straniera, visto che quando sono arrivata non conoscevo nessuno.
Nel periodo in cui cercavo casa stavo diventando matta perché qui affittano anche le tane dei topi. Non che io volessi la camera della regina Elisabetta, ma nemmeno una con la moquette lercia e puzzolente. Odio la moquette, attira la polvere e non si pulisce bene se non con appositi macchinari. Poi se uno entra in casa con le scarpe sudice pensando che sia uno zerbino ancora peggio. Tuttavia, qui piace molto. A volte anche nel bagno e non sto scherzando. Perchè almeno quando esci dalla doccia trovi un morbido peluche su cui asciugare immediatamente i piedi. Non ce la posso fare! Ora, siamo fatti in tanti modi per carità, però diosanto non ti fa schifo strofinare i piedi su un coso peloso che rimarrà lì a vita e sul quale si sono asciugati decine di inquilini prima di te??? E dove magari qualcuno  ci  passa quotidianamente con le scarpe? Questo è solo uno dei tanti episodi a cui ho assistito, perché di case ne ho viste abbastanza. Non che io fossi particolarmente esigente, le cose che cercavo erano due: no moquette e casa vicina alla fermata di metro e autobus. Perché quà sono sola e quindi qualche accorgimento devo pur averlo, in quanto se la sera non torno nessuno in casa se ne accorge. 
Comunque, un pomeriggio fisso l’ennesimo appuntamento per vedere l’ennesima casa. Arrivo alla fermata della metro e subito noto che il portone è proprio lì davanti. Perfect!!! Questa cosa già mi piace. Entro e anche la casa non è male, niente di che ma almeno non c’è la moquette. Il prezzo è ragionevole, per quanto possa essere ragionevole un affitto a Londra. La fermo subito, ancora prima di uscire, per evitare di cadere nell’errore fatto con un’altra casa, in cui avevo detto che ci avrei pensato e quando due ore dopo ho richiamato per confermare era già stata affittata. Quindi casa bloccata ma contratto da fare. E qui non vi sto a raccontare l’epopea, immaginatevi da sole/i me con la tipa che mi spiegava tutti i termini del contratto, i pagamenti e le varie cose inerenti la casa e io che non capivo una mazza. Dopo essermi messa le mani nei capelli diverse volte ho deciso di chiamare Lui, incaricandolo di parlare con la tizia perché io avevo disconnesso il cervello e non la seguivo più. Lo prego di ripassarmela quando il mio compito era soltanto quello di firmare.  


L’ingresso in casa sarebbe stato due giorni dopo, il sabato mattina. Ho aperto la porta e ho annunciato il mio arrivo con un “Hello!”, memore delle abitudini universitarie che quando qualcuna rientrava in casa ancora sulla porta gridava “ciaoooo”. Ma al mio saluto non c’è stata alcuna risposta. Non solo, non vedevo e non sentivo nessuno. Oh, eppure in quella casa oltre a me ci erano altre cinque persone. Non sapevo cosa fare, se bussare in qualche stanza e presentarmi, se aspettare, se fare la posta a qualcuno e uscire di camera come sentivo i suoi passi. In più tutte le porte erano chiuse e non mi ricordavo quali erano quelle dei due bagni.


Voi cosa avreste fatto? Io ho subito chiamato Lui in preda al panico perché già mi sentivo sola, solissima in una casa sconosciuta, con degli sconosciuti che nemmeno aprono la porta per conoscere la nuova coinquilina. Fantascienza per una tipa socievole come me. Mi sono messa a sfare le valigie, aspettando che qualcuno uscisse dalla propria stanza per un semplice bisogno fisico. Mentre ero lì in diretta skype con Lui ecco che ho sentito il rumore di una maniglia aprirsi. Mi sono precipitata nel corridoio e mi sono presentata.
“Hi, nice to meet you, Princi. I’m the new flatmate”.
“Nice to meet you”.
Sconvolta sono rientrata in camera, più nel panico di prima. Cioè, il ragazzo nemmeno si è fermato per presentarsi, ha sbrodolato un nice to meet you proseguendo verso quello che poi ho scoperto essere il bagno.
I primi giorni in casa sono stati difficili. Fino a quando stavo con i miei amici ero tranquilla, certo ero frastornata perché non conoscevo la città e non capivo una ceppa, però quando tornavo a casa ad accogliermi c’erano dei volti conosciuti. La prima sera nel nuovo appartamento, da sola in camera pensavo alle mie deluse aspettative, forse dettate dalla bellissima convivenza vissuta durante il periodo universitario. Quel sabato, per la prima volta dall’inizio della mia avventura a Londra mi sono sentita sola. Non vi nego che alcune volte ho anche pensato che una volta finita la scuola sarei ritornata in Italia senza più tornare a Londra. Mi sentivo persa, quella casa era un albergo. Non c’era un momento di condivisione, una cena seduti allo stesso tavolo, due chiacchiere di fronte ad un tè. Per riuscire a vedere tutti gli inquilini mi sono serviti giorni. Qua la gente fa parecchio i fatti propri. Poi lavorando tutti, i tempi di sosta in casa sono diversi. Chi lavora in ufficio fa rientro a casa quando chi lavora al ristorante esce e quindi capita che non ci si veda per giorni.  
Piano piano però le cose sono migliorate. Il “problema” è che non tutte le culture sono aperte come lo è la nostra. O perlomeno i tempi di apertura sono diversi. Domenica scorsa, per esempio, abbiamo pranzato tutti insieme e il pomeriggio ci siamo presi un tè con i biscotti. Il ragazzo del nice to meet you però non si aggrega mai, è molto chiuso. Una ragazza della Repubblica Ceca che vive con me mi ha eletta la sua “critica” di fiducia, perché sta facendo un corso di cucina e ogni volta che sforna qualcosa riserva una porzione per me. Per cui sono all’ingrasso perché le piace tantissimo cucinare i dolci e, per esempio, ora sto scrivendo mentre mi sto gustando una tortina meringata con crema al limone. Deliziosa!
Ad oggi, superate le difficoltà iniziali, posso dire che anche questa convivenza mi sta dando tanto a livello personale. Innanzitutto mi ha messa alla prova, imponendo al mio carattere esplosivo di rispettare i tempi altrui. Una prova che ho superato perché a Londra ci sono ritornata. Non avrei mai pensato di condividere degli spazi con culture così diverse, ma sono contenta di averlo fatto. Perché questa esperienza mi ha fatto superare molti pregiudizi verso il “diverso”. 

12 commenti:

  1. Io sono un tipo abbastanza solitario, ma mi pare ovvio che se arriva una nuova coinquilina esco a salutarla e a scambiarci 4 chiacchiere...anche solo per accertarmi che non sia una serial killer e non mi venga a uccidere nel sonno :D
    Condivido il tuo odio per la moquette cmq...l'ho sperimentata in un albergo e da allora quando vado in vacanza gli hotel che ce l'hanno li scarto a priori! Mi viene prurito solo a guardarla!

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    1. Infatti, nemmeno la curiosità di capire con chi vivrai in casa è assurdo!

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  2. Sai a me nn sn mai capitate cose del genere e ti dico purtroppo perchè sarebbe bellissimo secondo me entrare in contatto con lingue e culture diverse in modo così intimo come quello di condividere una casa.. poi cmq è anche poco che sei li ancora.. aspetta e vedrai ulteriori sviluppi! baciotto Princi

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    1. Si è sicuramente interessante conoscere nuove culture. Ti apre la visuale su molte cose e ti permette di confrontarti continuamente.

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  3. Ecco, hai centrato alla perfezione il punto. Quando penso ad una esperienza all'estero questa è la mia paura più grande. Vivere assieme ad altra gente per di più con una cultura, mentalità, lingua diversa. Personalmente sono di carattere abbastanza chiuso quindi sarei quella che si fa i fatti suoi in un angolino però.... Riguardo a Londra che affittano pure davvero le tane dei topi su questo ero informata =_= ...

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    1. Sicuramente non è facile affrontare la convivenza con persone di cultura e lingua diversa dalla tua, ma ti assicuro che è un'esperienza che ti dà tanto, tantissimo. Ti fa crescere sotto diversi punti di vista.

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  5. Come ti capisco! Allora anch'io avevo deciso di vivere solo con gente straniere e per fortuna mi sono capitate 4 ragazze inglesi. Da me è stato diverso, perchè le ragazze erano più piccole di me e ancora studentesse, quindi l'ambiente è molto diverso. Stavamo spesso insieme e mi hanno accolta subito bene. Hai già letto il mio post disastroso, quindi sai già che non sono un'estimatrice delle case inglesi! haha una ragazza inglese,che dovrebbe essere abituata a tutto ciò, me l'ha confermato. La moquette fa schifo e loro ci camminano scalziiii! orripilante! Il livello di pulizia non è quello italiano ovviamente, anch'io non mi aspettavo chissà che però almeno un posticino vivibile! In bocca al lupo caraaa! E parla più che puoi!:D

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    1. Confermo, il livello di pulizia non è lo stesso nostro:( per fortuna in questa casa c'è la donna delle pulizie per gli spazi comuni compresa nel prezzo!

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  6. Mamma che coraggio che hai avuto!!!
    io credo che avrei passato il tempo a piangere, a trovarmi con degli estranei così "estranei" in casa! Sei stata bravissima!

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    1. qualche lacrima le prime due sere è scesa anche a me, poi ho tirato fuori la grinta e sono ripartita per questa magica avventura;)

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